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Migranti. L’accoglienza migliora l’integrazione e la salute mentale. La ricerca italiana pubblicata su Communications Medicine 


La ricerca è stata proposta dal Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Roma 2 e condotta in collaborazione con l’Uoc Salute Migranti Asl Rm2, la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, le Università di Napoli Federico II, Cattolica del Sacro Cuore di Roma e New York University. Caroppo: “Si tratta di restituire dignità e soggettività alla persona migrante”. LO STUDIO

22 NOV - “Un modello di accoglienza attento ai valori sociali, alle problematiche psicologiche e alle narrazioni culturali, migliora la salute mentale e i percorsi di integrazione”. Così Emanuele Caroppo, psichiatra del Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 2, commenta i risultati dello studio “Il recupero della salute mentale nelle strutture di accoglienza italiane”, pubblicato oggi su Communications Medicine di Nature, con i risultati della ricerca proposta dal Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Roma 2 e condotta in collaborazione con l’Unità Operativa Complessa Salute Migranti ASL Roma 2, la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, le Università di Napoli Federico II, Cattolica del Sacro Cuore di Roma e New York University.

“Si tratta di restituire dignità e soggettività alla persona migrante, contestualizzando il pensiero di Franco Basaglia, del quale l’11 marzo 2024 si celebra il centenario della nascita”, aggiunge Caroppo, che è Principal Investigator della ricerca e primo firmatario dell’articolo.

L’indagine è stata realizzata nel 2021 su un campione di 100 migranti che sono dovuti restare in quarantena per 14 giorni a seguito delle norme relative alla pandemia Covid -19. L’attività di assistenza a cura dell’ASL Roma 2 è stata svolta nell’ambito dei Progetti europei ICARE e FARI 2 a favore dei migranti ospiti nelle strutture “Barzilai” con 21 stanze singole e “Bakhita” con sei appartamenti per nuclei familiari, attivate da Roma Capitale nell’ambito del Sistema di Alloggio e Integrazione (SAI) con priorità ai vulnerabili.

Tre i principali risultati dello studio:
• I traumi vissuti nei luoghi di origine (tra i quali lesioni personali, torture e violenza) sono predittori cruciali del disturbo post traumatico da stress (PTSD) piuttosto che il livello sociale e di istruzione.
• Un ambiente accogliente in strutture piccole con assistenza sociale e psicologica migliora in modo significativo la salute mentale dei migranti con PTSD.
• I mediatori culturali rappresentano un fattore di grande rilevanza per una migliore tutela della salute mentale e per una efficace protezione e integrazione dei richiedenti asilo.

“La realizzazione della progettazione europea - dichiara Pier Angela Napoli, Direttore della Unità Operativa Complessa Tutela degli Stranieri e delle Comunità Vulnerabili dell’ASL Roma 2 - ha consentito di affiancare l’attività di ricerca alla nostra mission di tutela della salute dei migranti, sperimentando nuovi modelli di presa in carico delle situazioni di fragilità in modo multidisciplinare, che possono essere replicati in tutti paesi ospitanti migranti”.

22 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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